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Capitan Diego: intervista esclusiva per Y&S

Mare passione infinita, “teatro” di film e navigazioni in compagnia. Per la prima volta l’attore milanese apre il suo diario di bordo. «Non potrei vivere senza il Mediterraneo. Ecco perché temo la sua fine»

Sono terrorizzato dalla grande macchia. Che fine ha fatto? Ormai non se ne parla più e invece continua a navigare per il mondo, facendo danni gravissimi. Mi pongo un sacco di domande: per esempio l’acqua imprigionata dal petrolio come potrà evaporare? Non so, non capisco. Spero solo che non arrivi in Mediterraneo: bisogna pensarci seriamente per non ritrovarsi con i sacchetti di sabbia dell’ultimo minuto. Sulla cartina, lo stretto di Gibilterra fa sorridere ma io sono stato lì e ne passa di acqua». Diego Abantantuono ci sorprende appena dopo i saluti di rito ed è un fiume in piena. Luca Serafini, “firma” di Mediaset e amico storico dell’attore milanese, ci aveva avvertiti «È preparatissimo sul mare. Quanto e forse più che sul calcio». Vero: ha la patente nautica ma soprattutto una passione straordinaria. Viene il sospetto che fosse destino che l’amato Mediterraneo avrebbe segnato la maggiore soddisfazione professionale, l’Oscar del cinema come protagonista - ve lo ricordate il sergente Nicola Lorusso? - del famoso film di Gabriele Salvatores. Dove il Mare Nostrum ha avuto un’importanza fondamentale, al di là che dava il titolo all’opera. «Mediterraneo era il nome del soggetto iniziale di Enzo Monteleone - racconta Abantantuono - era previsto che le esterne venissero girate in un’isola greca, così con Salvatores e Alessandro Vivarelli ne abbiamo visitate un sacco. Quando abbiamo scoperto Kastelloritzo, praticamente alla fine dei sopralluoghi, ci siamo accorti della sua unicità: ci permetteva di girare in sequenza l’intero film. E questo ha creato una situazione ideale, rara da trovare nel mondo della cinematografia»

Quanto ve lo siete goduto quello splendido mare?
Beh, appena finivamo le riprese in divisa eravamo in acqua. Del resto, all’epoca era l’unico svago sull’isola a parte il torneo di calcio-tennis che avevo organizzato…In ogni caso è stato un mese e mezzo stupendo, tutti insieme dall’alba al tramonto in un posto meraviglioso come pochi. Quasi irraggiungibile, con un mini aeroporto scavato nella montagna. E mi ricordo di un rientro verso la costa a bordo di un traghetto di sesta mano che quando ha trovato mare…Che storia!

Kastelloritzo è cambiata grazie al film?
Spero di no. Ma anche per questo avevo intenzione di fare una rimpatriata con i miei amici e colleghi in questa stagione. Ma tra un film di uno e l’impegno dell’altro, è saltato. Ma giuro che nel 2011 saremo là per vedere se è ancora la nostra isola. Sempre restando al cinema, in Happy Family - uscito quest’anno - ha interpretato uno skipper professionista che vive fuori dagli schemi borghesi.

Come si è trovato?
Ho costruito il personaggio con molta attenzione insieme a Salvatores: rappresenta la diversità nel gruppo, già nel look incomprensibile in un ambiente tradizionale. Lui è uno che naviga per vivere ma soprattutto per sfuggire alle regole e ai conformismi. Anche se faccio un lavoro diverso e resto in banchina, capisco benissimo la loro scelta.
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