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Intervista esclusiva a Cristiano Lucarelli

Il porto del Capitano

C’è chi lo ha candidato sindaco di Livorno e chi lo ricorda per la scelta di rinunciare a un ingaggio non indifferente - la vicenda ispirò nel 2004 il libro “Tenetevi il miliardo” - pur di giocare nella squadra della sua città. I suoi tifosi lo hanno seguito - magari dandogli del traditore ma sostanzialmente con affetto - nelle peregrinazioni calcistiche: da Cosenza a Bergamo, da Torino a Valencia, da Lecce sino a Donetsk, in Ucraina dove però ha resistito solo sei mesi. Ma i più lo ritengono imprescindibile da quella maglia amaranto, numero 99.
Quella che Cristiano Lucarelli, labronico doc e centravanti vecchio stampo, ha indossato dal 2003 al 2007 per riprendersela nel luglio 2009. Amatissimo in città non solo per i goal - ne ha segnati ben 94 in quattro stagioni e mezza - ma anche e soprattutto per la sua disponibilità, capitan Lucarelli ha deciso di trasformare la sua grande passione- il mare - in un investimento. Così non pago di essere uno degli azionisti del Corriere di Livorno, eccolo coinvolto nel mondo della portualità. Ma andiamo per ordine.
Caro Lucarelli, i suoi agiografi - centinaia a Livorno - ricordano che lei è figlio di illustre vogatore e quindi avrebbe dovuto puntare ai Giochi Olimpici e non tirare quattro calci a un pallone.
Magari hanno pure ragione (ride di gusto, ndr). Mio padre ha vogato un decennio per l’Ovosodo (quartiere popolare della città, ndr) e mi ha trasmesso la sua passione. Ma oltre ai remi, sin da ragazzino, mi piaceva il mare in ogni aspetto. Andavo in spiaggia appena possibile, uscivo con una gabbanella (ndr, ) e guardavo ammirato tutte le barche, dai traghetti a quelle da competizione. Sogni, considerando i miei scarsi mezzi economici. Poi diventato calciatore professionista, qualche sogno è stato realizzato Mi sono deciso solo una decina di anni fa, partendo da un 27 piedi di Jeanneau. Nel 2004 ho preso uno Space 36 del cantiere livornese Plastic e successivamente ho conosciuto i titolari di Intermare. Persone competenti e piacevoli da cui ho acquitato prima il 43 e poi il 50 che utilizzo attualmente: la trovo formidabile per la stabilità anche con mare formato. Sono cresciuto poco alla volta nelle dimensioni, restando sempre su barche a motore e pensando a una navigazione senza marinaio. Credo che sopra i 50’ non potrei cavarmela da solo.

Non sarebbe un problema. Facilmente qui a Livorno ne troverebbe molti marinai senza bisogno di un ingaggio…
Probabilmente è così. Ma a me piace navigare con la famiglia e qualche amico al massimo. E poi mi sono abituato a manovrare in porto senza aiutanti. Sono stato “costretto” dal fatto che i livornesi mi controllavano regolarmente quando uscivo e rientravo per vedere come me la cavavo…Scherzi a parte, manovrare e fare i lavoretti a bordo sono le cose che mi divertono di più

Sarà che avete poco tempo ma è possibile che tutti i calciatori prediligano il motore? Persino lei che ha il fisico da finnista…
Non è una scusa. Manca il tempo per imparare, per andare a scuola. Penso realmente che la vela sia uno sport fantastico, da apprezzare pian piano e che richiede una vera cultura: mi sono ripromesso di provarci seriamente quando la pianterò con il pallone. Per ora, il piacere è prendere l’Intermare 50 e uscire appena si può, magari per un intero fine settimana.

Incontra qualche collega in Tirreno?
Marcello Lippi lo trovo facilmente dalle parti della Capraia, la sua isola preferita. Attendo a breve Cristiano Zanetti (giocatore della Fiorentina, ndr) che mi è parso interessato a comprare un Azimut. A me piacciono quelli come lui o il c.t. azzurro perché sono veri appassionati e navigano davvero. Quello che accomuna un po’ tutto l’ambiente è invece la ricerca di quella privacy che spesso a terra non riesci a trovare
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